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Questa intervista è stata realizzata da Distribook Milano e pubblicata sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/notes/511319339037217/?pnref=story - Ottobre 2015

Editori si nasce o si diventa? Ci descriva la sua storia, gli obiettivi iniziali e il percorso intrapreso sino ad ora.

Nel nostro caso, editori si diventa: a quarant'anni e con un'altra vita alle spalle. Editrice ZONA è nata nel 1998 in Liguria con l'obiettivo di dare voce alla ricerca letteraria, e in particolare alle voci migliori della poesia italiana contemporanea. Molti dei poeti che abbiamo pubblicato fin dai primi anni sono oggi antologizzati, o passati a grandi case editrici e a collane prestigiose (come la Bianca di Einaudi, per esempio, nel caso di Gabriele Frasca ed Elisa Biagini, solo per fare due esempi).

Nel 2000 decidemmo di investire interamente il nostro tempo e le nostre energie nel progetto editoriale, abbandonando i lavori precedenti, e di ampliare il nostro raggio d'azione a quei linguaggi che, prossimi alla poesia, avessero però una più larga presa di pubblico, e questo anche per ragioni di mercato. Fu così che, assecondando i nostri personali interessi, ci rivolgemmo al mondo della canzone d'autore italiana, che faceva in quegli anni la sua comparsa nelle aule universitarie e diveniva oggetto di studio: la nostra prima collana monografica - "Aminoacidi" (16 titoli in 6 anni) - si proponeva appunto di analizzare la produzione di testo di ciascun autore con gli strumenti della linguistica e della letteratura, e questo fu possibile grazie alla collaborazione e alla direzione editoriale di uno dei massimi esperti del settore, il prof.Lorenzo Coveri dell'Università di Genova. Tra alcuni dei suoi allievi più brillanti si costituì una vera e propria redazione: tra quelli della prima ora, Andrea Podestà e Marzio Angiolani collaborano tutt'ora alla casa editrice con sempre nuove pubblicazioni a carattere musicale.

Questo tipo di approccio alla canzone ci valse dal 2002 la collaborazione con l'istituzione più prestigiosa del settore, in Italia, il Club Tenco Sanremo, per il quale abbiamo prodotto 3 volumi e un libro + CD dedicato a Sergio Bardotti che restano tra i più interessanti e amati del nostro catalogo, ricchissimi di contributi originali e prestigiosi (da Vincenzo Cerami a Patti Smith, a Fernanda Pivano e tantissimi altri). Tre anni dopo - nel 2005 - nacque un'altra importante collaborazione: quella con il MEI-Meeting degli Indipendenti di Faenza, la principale manifestazione italiana del mondo musicale indie, per la quale abbiamo prodotto fin qui 8 titoli. Le aperture e i crediti che queste manifestazioni ci valsero nel settore ci permisero di ampliare e definire ulteriormente il nostro orizzonte: la saggistica musicale è diventata così il nostro settore distintivo, di maggiore riconoscibilità, e quello sul quale ancora oggi si concentra il maggiore sforzo produttivo dell'azienda.

Ma al nostro entusiasmo tutto questo non bastava: nel 2001 ci muovemmo anche verso il teatro italiano di ricerca, grazie alla collaborazione del prof. Franco Vazzoler (Università di Genova) e successivamente della prof. Cristina Valenti (DAMS di Bologna). Nella collana "Pedane Mobili", dai due diretta, hanno visto la luce cinque monografie sui registi e le compagnie di maggiore interesse nel primo decennio del Duemila e due testi che restano tra i capisaldi del nostro catalogo: il primo saggio critico pubblicato in Italia su Emma Dante ("Palermo dentro", di Andrea Porcheddu - I edizione 2006, II edizione ampliata 2008) e un testo inedito del Premio Nobel Wole Soyinka, nigeriano, dalle molte sorprendenti analogie tra la mitologia yoruba e la mitologia greca: "Le baccanti di Euripide. Un rito di comunione" (a cura di Francesca Lamioni, 2002).

Decidemmo fin da subito di non pubblicare narrativa tout-court, ma il nostro interesse per la storia italiana del Novecento, specialmente in relazione ai fatti che hanno segnato la memoria collettiva, ci suggerì - grazie alla collaborazione del giornalista, scrittore, autore e conduttore radiotelevisivo Carlo D'Amicis, a cui fu affidatala direzione del progetto - di dare vita, ancora nel 2001, a un esperimento per l'epoca nuovo, in Italia, forse la prima collana italiana di non fiction. L'idea era quella di contaminare cronaca e narrazione dei fatti più significativi del Novecento ma inquadrati in soggettiva, ovvero con un taglio decisamente d'autore. "900 storie" esordì con "Il rosa e il nero. Palermo trent'anni dopo Mauro De Mauro" di Fulvio Abbate. Tra i dieci titoli della collana ricordiamo "La notte del calcio. Dalla Corea al Portogallo diario della vergogna e del fallimento" di Corrado Sannucci e "L'allenatore errante. Storia dell'uomo che fece vincere cinque scudetti al Grande Torino" di Leoncarlo Settimelli, premio Selezione Bancarella Sport 2007.

Fu qui che si aprì per noi la feconda collaborazione con uno degli editori e scrittori italiani indipendenti più lungimiranti e coraggiosi, Luigi Bernardi, in pratica l'uomo che, con la sua Granata Press, ha scoperto e lanciato un'intera generazione dei giallisti, da Carlo Lucarelli a Marcello Fois. Oltre a "Macchie di rosso. Bologna avanti e oltre il delitto Alinovi" (2002) per la collana "900 Storie", Bernardi - come autore - ha dato a ZONA il più alto numero di titoli (sei) che a tutte le altre case editrici per le quali ha pubblicato: tra questi "Il male stanco. Alcuni omicidi quotidiani e quello che ci dicono" (2003) per la collana di true crime "L'Italia criminale" (nata grazie ai suoi impulsi), unanimemente considerato uno dei migliori della sua intera produzione. In più, ZONA lo ha tenuto a battesimo come romanziere, con la trilogia "Atlante freddo" (2003/2005). Come curatore e consulente gli dobbiamo le prime cinque antologie gialle e noir del premio "Lama e trama" e numerosi altri titoli.

Insomma, queste sono - diciamo - "le fondamenta" della nostra storia. Una storia che abbiamo voluto fino in fondo indipendente, nella quale cioè poter esprimere interamente la nostra libertà di scelta e di principi, e soprattutto artigianale. La nostra più che un'azienda è una classica bottega, che ci vede al lavoro quotidianamente e direttamente sui rispettivi fronti: il coordinamento della produzione, il rapporto con gli autori, i fornitori e le banche e con tutta la filiera distributiva e commerciale per quanto riguarda Piero Cademartori, la direzione editoriale, l'editing e il controllo redazionale, la supervisione grafica e della comunicazione per quanto riguarda Silvia Tessitore. A noi due si sono affiancati nel tempo vari collaboratori occasionali - per le funzioni che via via si rendevano necessarie - e stagisti, ma sempre nell'ambito di rapporti legalmente regolati, e questo nel nostro piccolo è un grande punto di forza. Solo nel 2012 siamo stati in grado di assumere, con un contratto triennale di apprendistato, quella che al momento è la nostra redattrice e assistente, Moira Dal Vecchio.

Il nostro sistema di produzione ha ricevuto grande impulso dall'avvento della stampa digitale, che si ha permesso di modulare la produzione alle richieste della distribuzione, evitando giacenze e costi morti.

Fare l'editore, questione culturale e di business. Qual è la vostra politica aziendale?

Come per ogni azienda artigiana - e noi ci teniamo a rimarcare questa differenza: noi siamo artigiani - il business che ci riguarda è strettamente (anzi, dati i tempi di crisi, sempre più strettamente) limitato alle possibilità di sopravvivenza dei soggetti impiegati (al momento, dunque, noi due più la nostra dipendente) e della stessa casa editrice. Per quanto ci riguarda, dunque, la passione per questo lavoro e tutte le sue implicazioni di ordine culturale da un lato, dall'altro l'impulso a vivere la nostra vita assecondando le nostre passioni e inclinazioni, sono sicuramente il motore della nostra impresa. Ci siamo sempre detti - noi due soci - che sarebbe stato il lavoro a cambiare in relazione alla nostra vita e mai viceversa. E in un certo senso ci siamo riusciti, anche grazie alle nuove tecnologie. Oggi siamo un'azienda "smaterializzata", come ci piace definirci: ciascuno di noi tre vive in una diversa parte d'Italia - dopo un lungo percorso comune in Toscana, dove ZONA ha vissuto ed è cresciuta dal 2002 al 2014 - e tutti i nostri lavori sono ospiti di un server cloud al quale possiamo accedere da ogni parte del mondo. Eppure siamo in contatto continuo per l'intera giornata - via email o telefono, attraverso una piccola chat aziendale su Whatsapp, o via Skype per le riunioni - e i nostri scambi sono assidui, come lavorassimo in una sorta di open space virtuale. Ma con il grande vantaggio e la grande comodità di essere ognuno a casa propria. In questo siamo una vera e propria "casa editrice".

La vostra casa editrice come “lavora” un libro? Ci descriva il dietro alle quinte di un mestiere che parte dall'idea del volume fino alla presenza sullo scaffale.

Partiamo da un dato. ZONA lavora sul cosiddetto "doppio canale". Tutte le nostre scelte "di progetto", ovvero tutte le opere che rientrino pienamente nei nostri progetti di collana, quelli a marchio ZONA, sono a nostro carico. Sono le pubblicazioni che cerchiamo, sollecitiamo e che accettiamo sempre con grande piacere quando ci vengono proposte. Sono una decina l'anno, ma se le proposte in arrivo sono particolarmente interessanti possono aumentare. Visto poi che riceviamo sempre molte proposte che con le sole nostre sole forze non riusciremmo a sostenere, abbiamo aperto da qualche anno una collana specifica che è in qualche modo anche un vero e proprio marchio, ZONA Contemporanea, nella quale affluiscono quelle pubblicazioni alle quali ci pare giusto offrire una possibilità - sia in termini di mercato ma anche in termini di crescita ed esperienza dell'autore - purché l'autore ci garantisca un minimo, concordabile e modulabile sostegno, in termini economici ma anche di coinvolgimento e partecipazione all'impresa. Come diciamo sempre, è una scommessa che giochiamo in due: questo marchio/contenitore è nato come esperienza di servizio e non è stato mai per noi terreno di speculazione né tanto meno di guadagno. Tutti gli autori senza distinzione hanno con noi rapporti regolarmente contrattualizzati e ricevono resoconti dettagliati delle vendite insieme al rendiconto annuale delle royalty che liquidiamo a ciascuno entro scadenze concordate.

Il percorso di lavorazione è uguale per tutti: si legge l'opera, la si valuta, se adatta alla pubblicazione se ne sceglie la collocazione di catalogo, si propone un contratto e si concordano con l'autore gli eventuali interventi necessari sul testo. Dopo di che procediamo all'editing e alla revisione del testo e poi all'impaginazione. L'autore riceve la prima bozza e ce la rende nei tempi concordati con le sue eventuali correzioni, apportate le quali inviamo all'autore la seconda bozza unitamente a una prima ipotesi di copertina. Anche in questo caso l'autore ha facoltà di apportare delle correzioni al testo, purché non di struttura, dopo di che si procede a ultimare la produzione. L'autore riceve il testo nella sua versione definitiva e la copertina completa e - dopo il suo visto - il lavoro va in stampa.

Aggiungiamo che, per non farci mancare nulla e completare "l'assetto aziendale", gestiamo direttamente anche un servizio di print on demand - Failtuolibro.it.

Come avete costruito la vostra rete distributiva e che rapporto avete con i librai?

Sul fronte della distribuzione, la nostra interfaccia costante è appunto il nostro distributore, quello che amichevolmente chiamiamo il nostro socio di maggioranza, dal momento che per i suoi servizi (magazzino, distribuzione e vendita) trattiene complessivamente il 60% del prezzo di copertina di ogni nostra pubblicazione. Noi siamo distribuiti da CDA-Consorzio Distributori Associati di Bologna ormai da quindici anni, e il suo direttore Giovanni Barducci è sempre stato per noi un punto di riferimento sicuro: sarà che il Consorzio è nato e resta una struttura indipendente, ma abbiamo sempre potuto contare su saggi consigli e pareri onesti e spassionati. La struttura di CDA è dotata di 12 magazzini che si sviluppano per oltre 14.000 mq, con 121 addetti e 44 promotori, e serve oltre 9.000 punti vendita, di cui 1.500 ricevono almeno una visita mensile.

Con i librai abbiamo in generale un buon rapporto, anche se non svolgendo servizi di rimessa diretta - visto il rapporto di esclusiva con CDA - questo si verifica specialmente in occasioni particolari: campagne di promozione, presentazioni ed eventi, segnalazioni particolari. Attraverso un servizio di newsletter verso quelle che noi chiamiamo "le librerie di ZONA", ovvero tutte quelle ove è più facile e sicuro reperire i nostri titoli, informiamo direttamente le librerie delle nuove uscite e degli eventi in programma.

Certo, le nostre difficoltà sono quelle di molti altri piccoli editori nelle nostre condizioni: nell'ormai grande supermarket delle grandi tirature e del marketing spinto, noi siamo sempre i piccoli "poveri ma belli", ma se a quasi diciott'anni dalla nostra nascita siamo ancora qui a farla e a raccontarla vuol dire che noi almeno una piccola scommessa l'abbiamo vinta. Ci è costato e ci costa grandissima fatica e grandissimi sacrifici - anche personali, visto che allo stato delle cose il lavoro ci garantisce veramente la sussistenza minima, insieme però a tutte le libertà di cui sopra - ma una politica di passi misurati alle nostre forze e capacità ci permette ancora oggi di tenerci in equilibrio, e ci spinge a guardare al futuro con la stessa speranza che ci ha mosso fino a qui. Abbiamo superato tanti momenti difficili e il lavoro non ci spaventa. E siamo sempre pieni di entusiasmo e di progetti nuovi.

Sulla rete le cose vanno benino: le vendite su IBS e Amazon si sono ormai assestate su dati costanti, e attraverso il sito Ilovebooks.it rendiamo disponibile tutto il nostro catalogo al print on demand, di modo da superare le difficoltà distributive in alcune zone del paese, e tenere sempre vivi anche quei titoli che ormai sono fuori distribuzione.

Cosa significa fare l'editore oggi? Con la cultura si mangia?

E' più semplice rimandarvi, per brevità, alle risposte alle domande precedenti. Ma una cosa merita aggiungerla. C'è una differenza abissale tra "l'industria editoriale" italiana, i grandi gruppi quotati in borsa e che lavorano coi capitali dell'alta finanza, e la piccola e media editoria "artigiana" come noi, che rischia di tasca propria e fa di necessità virtù. Diciamo che nell'industria editoriale - che patisce una crisi che proprio le sue stesse politiche dissennate hanno provocato - si mangia e bene, talvolta, quanto meno con una certa continuità e sicurezza. Nelle piccole imprese come la nostra a volte non si arriva a fine mese: ma questo non ci impedisce di gettare il cuore oltre l'ostacolo e continuare a investire su noi stessi.

E infine: qualche proposta per un'editoria sostenibile che avvicini più lettori al mondo del libro e favorisca un incontro produttivo tra i vari attori in campo.

Be', dovremmo stabilire cosa s'intende per "editoria sostenibile". L'editoria italiana - quella di oggi, quella dei grandi gruppi industriali di cui sopra - è allo stato largamente insostenibile, e lo dimostrano i numeri. Sono tre/quattro anni che il mercato italiano del libro perde ogni anno lettori, aziende, libri venduti, ma l'unico cambiamento che abbiamo visto su quest'orizzonte è che Mondadori ha finalmente messo le mani su RCS Libri, dando luogo alla più grande concentrazione editoriale forse del mondo, ma questo non interroga nessuno. Almeno all'apparenza: ai piani alti qualcosa si starà pur muovendo, perché come sempre i grandi capitali si riposizionano a ogni cambiamento, ma a noi questo non è dato sapere. A noi piccoli tutto questo interessa nella misura in cui la voracità di questi gruppi sta ormai fagocitando ogni spazio disponibile, nelle librerie, sulla stampa, tra gli organi di informazione, in una situazione che è ormai già gravemente oltre quella dell'oligopolio.

Questi gruppi hanno dato vita a una superproduzione che in un paese di non lettori non regge, hanno imposto al libro gli stessi criteri di vendita dei cibi a corta media scadenza, l'alta rotazione, hanno accorpato ciascuno tutte le funzioni della filiera - produzione, distribuzione e vendita - e questo, in un mercato veramente libero, e solo un mercato regolato può essere veramente libero, non sarebbe neanche concepibile. Purtroppo verso i grandi papaveri dell'editoria italiana tutto il mondo della cosiddetta "cultura" continua a nutrire una grande soggezione: sull'altro fronte, si esaltano le qualità e le virtù della piccola editoria come ci si mettesse un fiore all'occhiello ma i due mondi tra loro non comunicano - anzi, l'uno continua a guardare l'altro dall'alto in basso, e con gran sussiego - e allo stato dei fatti, visto che i nostri piccoli fatturati sono pressoché ininfluenti all'andamento dei grandi supermarket del libro, noi piccoli editori rappresentiamo in sostanza una specie di inciampo, un gioco che non vale la candela. Si guadagna di più sulla filiera lunga che su quella corta, e per loro è questo che conta. E a ogni passo falso - di loro, i grandi: come figure professionali e come azienda - nessuno ci rimette. Noi dei nostri passi falsi paghiamo tutto, con gli interessi e fino all'ultimo centesimo.

Avvicinare il libro alla gente - in quest'epoca di rivoluzioni tecnologiche e dei linguaggi - è un'impresa ancora tutta da tentare e da scoprire. E che - dopo vent'anni di dittatura del niente e demolizione dell'esistente - risulta oggi ancora più difficile che in passato. Scuola e famiglia continuano ad avere un ruolo insostituibile e fondamentale, ma visto come sono ridotte entrambe non abbiamo molti motivi d'entusiasmo. Per noi l'unica possibilità è continuare a fare e a mettere in circolo cose buone, a farle muovere e vivere il più possibile, offrire insomma buone letture e buona musica, nel nostro piccolo. E sperare nei più giovani, per il futuro dell'editoria ma anche della stessa società italiana.

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