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ORFEO 9. Il Making, di Tito Schipa Jr.

ORFEO 9
IL MAKING

Storia, personaggi, fortune
della prima opera rock italiana
di Tito Schipa Jr.

ZONA 2005
pp. 176 - EURO 17
ISBN 88 89702 08 7


35 ANNI DOPO, IL RITORNO:
ORFEO 9 A
LLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2008
Il film "Orfeo 9" di Tito Schipa jr. sarà presentato fuori concorso alla 65a Biennale d'Arte Cinematografica di Venezia 2008. Vai alla notizia... >>>

Per festeggiare l'evento, ZONA vi regala un ampio estratto dal libro in formato pdf
>>>

 

Come nacque Orfeo 9, la prima opera rock italiana,
ma anche la prima mai rappresentata al mondo.
Dal racconto dell’artefice, la storia di un mito
che ha resistito al tempo come pochi.

Tito Schipa jr. è l'autore e l'anima della prima opera ro
ck italiana, protagonista e regista della versione teatrale e cinematografica del musical Orfeo 9. Orfeo 9 ha trentacinque anni, ma il suo doppio album - edito dalla gloriosa Fonit Cetra, alla quinta edizione per la Warner - continua a vendere, e online è possibile rintracciare un ricco, frequentato e sempre aggiornato sito web gestito dai fans (www.orfeo9.it). Orfeo 9 è un cult, "nonostante l'ostracismo totale che la Rai gli decretò, nonostante la censura violenta subita dalla sua versione filmata, nonostante la totale indifferenza (se non dichiarata avversità) dei media, nonostante l'assoluta mancanza di ogni forma di pubblicità o promozione", scrive l'autore.

In questo libro, Tito Schipa jr. racconta "il making" dell'Orfeo 9, come fu composta l'opera e come si realizzò - tra grandi slanci, problemi concreti e insormontabili controversie - prima lo spettacolo teatrale, che debuttò al Sistina nel 1970, poi il film prodotto dalla Rai nel 1973. A quell'avventura prese parte una generazione di giovani o giovanissimi artisti e intellettuali agli esordi, che diventeranno tutti personaggi di successo: Renato Zero, Loredana Berté, Tullio De Piscopo, Giuliano Ferrara, Alberto Dentice, Claudio Sabelli Fioretti, Bill Conti, Santino Rocchetti, solo per citare alcuni dei più noti. Ma nell'orbita di quell'evento e del suo artefice troviamo anche protagonisti già affermati della cultura, come Giorgio Albertazzi, Dacia Maraini, Renzino Rossellini, Paola Pitagora, il musicista americano Bill Elliot (che partecipa all'allestimento teatrale) e molti, molti altri. Intorno, una Roma bellissima viveva una stagione straordinaria, di sperimentazione e cambiamento, ma anche difficile, di spinte opposte, violenze e conflitti. Erano i nostri anni Settanta.

La trama dell'Orfeo 9 s'ispira alla storia di Orfeo e Euridice
, ma stavolta il giovane Orfeo (interpretato dallo stesso Tito Schipa jr.) deve riscattare la sua donna da un altro genere d'inferno, quello della droga. Blandito da un inquietante e bravissimo Renato Zero nei panni del "Venditore", anche Orfeo cade nella trappola: le lusinghe del Venditore lo attirano verso un mondo di consumi e cemento, di egoismo e di oblio, tutt'altro che la fratellanza, la giustizia e la pace universale proclamate dai figli dei fiori. Orfeo saprà tornare indietro, ma senza Euridice. Una moderna e visionaria denuncia. Era "un po' troppo" per la rigida struttura Rai del tempo, che pure era in cerca di talenti e idee col suo Settore Sperimentali: il primo piano di una siringa divenne il pretesto, impugnato dai benpensanti, che suggerì all'azienda di ridimensionare il proprio impegno per la promozione di film e disco.

Orfeo 9. La storia in breve

Orfeo è un ragazzo come tanti che vive in una comunità di ragazzi simili a lui rifugiati nelle rovine di una antica cattedrale, ma mentre il resto del gruppo pare felice e appagato, a lui riesce molto difficile sentirsi parte di ciò che lo circonda.
C’è solo un ragazzo, incaricato dei rifornimenti dalla grande metropoli, che fantastica di una città sognata, ben diversa da quella che i ragazzi conoscono e disprezzano. Con lui Orfeo pare avere un minimo di condivisione, qualche confidenza. Un giorno incontra una ragazza, Euridice, e l’incontro gli procura comprensione, appagamento, gioia, e nella gioia la sensazione di esser parte armoniosa del proprio mondo. Alla festa di matrimonio tra Orfeo e Euridice arriva un ciarlatano molto abile ed efficace. Con un trucco raffinato riesce a rifilargli un pacco devastante. Semplicemente gli sistema meglio in mano il bene che aveva già, con un particolare in più però, piccolo ma fatale: la convinzione che a procurarglielo sia stato lui. E con lui, quando se ne va, Euridice sparisce.
Da quel momento il ragazzo non sarà più in grado di assorbire la propria linfa vitale dal presente che lo circonda. Dovrà necessariamente rapportare tutto a quel copyright che il Venditore ha imposto sul suo momento felice, preferirà quell’istantanea fissata per sempre ai molti momenti di felicità reale che gli si presenteranno in seguito. Accecato, legato per i polsi a quell’imprinting perverso, partirà alla ricerca di una ragazza, di un’immagine, di un modello che nel proprio presente non trova più, falsamente convinto di aver perduto tutto. E cercherà disperatamente chi – o cosa – gliel’ha procurato, trascurando ogni possibile nuova realtà. Sul cammino ognuno dei suoi incontri gli offrirà invano la propria felicità del momento, compreso il ragazzo del pane, ora nella sua “città sognata” più vera del vero. Orfeo rifiuta, per inseguire il suo pezzo di passato. Alla fine verrà esplicitamente avvertito da chi ben s’intende di sofferenza:
“Se vuoi mantenere il tuo equilibrio e la tua armonia adagiati sul tuo momento attuale, riempiti di ciò che hai, di ciò che sei e di ciò che è, non chiedere un’intercessione a nessuna sostanza e a nessuna persona, non paragonare il tuo presente, per quanto difficile, a nessun ricordo, per quanto paradisiaco, né a nessun futuro, che ne è solo l’immagine riflessa. Non voltarti indietro. L’unica verità – e con essa l’unica possibile gioia – è molto vicina, è da qualche parte qui e ora. Il resto è solo il fantasmagorico spettacolo della nostra nevrosi, la tormentosa differenza che ci fa uomini, quella che ci fa grandi e che ci perde”.
Orfeo non capirà. E poi capire soltanto non basta. Ma non è a lui che raccontiamo la storia. A chi ci ascolta, sì, perché la sua Euridice non è perduta.

(dal testo)

Il racconto di Tito Schipa jr. è affascinante per tanti aspetti: innanzitutto per la scrittura elegante, raffinata, che dipinge un vero affresco corale. A partire dalla storia di un enfant prodige, un figlio d'arte di vent'anni che provò a coniugare la robusta formazione musicale e operistica ricevuta dal padre - il celeberrimo tenore - in un'opera nuova e di assoluta avanguardia, che raccolse intorno a sé una gran quantità di energie e capacità. Ma Orfeo 9. Il making ci offre soprattutto un quadro di sentimenti e scelte condivisi, lotte quotidiane e fisiologiche sbandate, amori, delusioni e prime, esaltanti esperienze di un manipolo di ragazzi e ragazze che hanno fatto la storia dello spettacolo, del giornalismo, della cultura italiana di oggi, in una Roma che in parte c'è ancora, in parte non c'è più. Un "come eravamo" che offre non pochi, affascinanti motivi di nostalgia e riflessione, attesissimo dai fans.

L'introduzione di Tito Schipa Jr.

Ho ricevuto la richiesta di raccontare la storia di Orfeo 9. Ne ho avuto una grande soddisfazione e un certo imbarazzo. Se acconsento e mi metto al lavoro è perché a conti fatti si parla di un doppio album che a distanza di trent'anni esatti dalla sua pubblicazione e nonostante l'ostracismo totale che la Rai gli decretò, nonostante la censura violenta subita dalla sua versione filmata, nonostante la totale indifferenza (se non dichiarata avversità) dei media, nonostante la assoluta mancanza di ogni forma di pubblicità o promozione, continua a vendere costantemente, raccoglie testimonianze d'affetto e contatti assidui da un vastissimo pubblico che lo ha voluto tramutare in una sorta di cult-show senza alcuna esposizione costante, e non è mai uscito dai cataloghi nemmeno per un giorno, raggiungendo anzi a questo punto il notevole traguardo delle cinque diverse edizioni, caso più unico che raro nel panorama discografico italiano.
Al pubblico meraviglioso di Orfeo 9 è dedicato questo libro, anche perché conoscendone già molti aspetti e considerandolo - lo dimostra ogni giorno - una cosa degna, non rischierà di considerare le mie parole troppo autoreferenziali e supponenti, come potrebbe fare chi di Orfeo 9 non sa nulla.
Raccontarne l'origine mi obbliga a partire abbastanza da lontano, ma non c'è episodio o nome tra quelli che mi vengono in mente che non sia - lo si dovrebbe comprendere più in là - strettamente legato alla nascita di Orfeo 9, in un gioco di coincidenze incrociate che dell'esistenza continua ad essere per me il lato più affascinante.
 
 
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l'autore
Tito Schipa Jr.

www.titoschipa.it

Figlio del grande tenore Tito Schipa, esordisce giovanissimo come assistente alla regia di Giorgio De Lullo, Giancarlo Menotti, Luigi Squarzina, Lina Wertmuller. Nel 1967 realizza per il Piper Club di Roma la prima “opera beat” del mondo, "Then An Alley". Nel 1970 debutta al Teatro Sistina con "Orfeo 9", in assoluto la prima opera rock mai rappresentata al mondo, che nel ‘73 diventa un doppio album e un film tv. Nel ‘76 tiene a battesimo il Teatro in Trastevere con il musical "L’isola nella tempesta". Nel 1980 realizza la versione rock del "Don Pasquale" di Donizetti, che tre anni dopo approda a Broadway nell’adattamento di Joseph Papp ("Hair", "A Chorus Line"). Compositore di colonne sonore, cantautore (famosissimi i suoi successi "Non siate soli", "Sono passati i giorni", "Combat"), ha tradotto e curato per l’Italia l’opera omnia di Bob Dylan e Jim Morrison: nell’album "Dylaniato", del 1988, ha raccolto le sue versioni dei più grandi successi di Bob Dylan. E' autore e regista di radiodrammi, spettacoli e adattamenti teatrali, documentari tv. Ha pubblicato in libro e video la biografia paterna "Tito Schipa".

Visita il sito ufficiale di Orfeo 9 >>>

 
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