Cambio canale. C’è in studio l’onorevole ospite, coinvolto con i figli – bisbiglia un giornale di pettegolezzi – in un’indagine su usura e tangenti;
il giornalista d’assalto riferisce compunto i messaggi di solidarietà di esponenti del Gran Consiglio e della Santa Ecclesia Universale, poi va dritto al sodo e gli chiede se preferisca i piatti tradizionali o la nouvelle cuisine. That’s all folks! Musichetta. Infine eccola la foto del morto: Diego De Giorgi, 32 anni, ex poliziotto, è stato trovato sgozzato in un appartamento del quartiere Obbligazioni, di proprietà di un bibliotecario. Indagini in corso, privilegiata la pista dei complotti antigovernativi. Fine.
Rocco Billemi, bibliotecario, si sveglia una mattina accanto al cadavere di Diego De Giorgi, poliziotto implicato nei disordini di una manifestazione con molti partecipanti feriti e picchiati e altri scomparsi, fra i quali il compagno di Rocco. Anche Geraci, il sovrintendente incaricato delle indagini dal commissario Rosaria Garofalo, aveva partecipato a quella manifestazione.
Il commissario però non riesce a trovare prove decisive contro Rocco e, convinta ch'egli sia in contatto con gruppi eversivi, lo ricatta per ottenere informazioni. Frattanto Geraci scopre che il collega ucciso frequentava negli ultimi tempi una prostituta transessuale.
Un romanzo ambientato in una ipotetica Sacra Italia Futurista, scritto in due tempi - dallo stesso autore, a quattro mani con sé stesso - dai sedimenti di una storia che, pur nei suoi eccessi, ha del verosimile, e che riecheggia temi e questioni di stretta attualità, tra “personale” e “politico”.
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La recesione di Francesco Gnerre
da
Pride, luglio 2010
"Una mattina Rocco Billeri si sveglia nel suo letto e avverte qualcosa di strano, che come un sibilo distorto riecheggia nel suo cervello fino a fargli sbarrare gli occhi: accanto a lui è disteso il cadavere di un uomo con la gola squarciata e non si tratta nemmeno del corpo del ragazzo con cui è andato a letto la sera prima. Di Gabriele, l‘amore di una notte, non c'è più traccia. La vicenda inizia così come un giallohorror, ma presto il romanzo assume i modi della fantascienza e della fantapolitica. Nell'inquietante e imprecisato futuro in cui si svolgono i fatti le città non hanno nomi e identità e si chiamano semplicemente Urbe 6, Urbe 7 o Urbe 19, tanto sono tutte uguali, caratterizzate da imponenti poli commerciali polivalenti, ipercomputerizzate discopalestre, istituti di ristrutturazioni estetiche, multisale di videogiochi. Quelli che una volta erano chiamati centri storici sono reperti del passato. Incastonati nei portoni degli edifici che hanno mantenuto in parte le facciate originali ci sono schermi di ogni dimensione che trasmettono 24 ore su 24 e tra spot di ogni tipo e televendite di tutta la merce possibile e immaginabile fanno capolino show di intrattenimento con qualche onorevole ospite invitato tutt'al più a esprimersi sulla sua preferenza per i piatti tradizionali o per la nouvelle cuisine. In questa Sacra Italia Futurista, diventata una originale forma di Teo-Democrazia governata da un gran Cancelliere, ultima incarnazione del Bene, ogni distinzione tra religione e politica è scomparsa, come è scomparsa ogni distinzione tra pubblico e privato, e ministri, politici e funzionari fanno capo a Pontefici, opere pie e enti morali che hanno azzerato ogni forma di “relativismo culturale”. Un'attenzione particolare in tutti i discorsi, in tutti gli spot, perfino nelle scritte sui muri, è dedicata alla difesa della famiglia, all'odio per i froci e al concetto che “su un disordine morale non si può fondare nessun diritto, se mai, l'obbligo di curarsi”. In questo mondo da incubo, il protagonista del romanzo, una volta insegnante, ora degradato a bibliotecario perché è gay e per la legge in vigore alcune professioni sono incompatibili con l'essere omosessuali, ha difficoltà a difendersi dall'accusa di omicidio anche perché si scopre che, a parte l'evidenza del ritrovamento del cadavere nel suo letto, egli avrebbe avuto anche un movente per l'assassinio: la persona morta è un poliziotto tra i più omofobi, uno dei responsabili delle efferatezze compiute nel corso di una manifestazione organizzata da associazioni omosessuali, gruppi ecologisti, anarchici, pacifisti in un ultimo slancio utopico verso altri mondi possibili. La manifestazione era finita con un ragazzo ucciso, tanti feriti e tre scomparsi, tra cui il suo compagno Gaetano. E la polizia sa di un filmato che riprende il poliziotto mentre picchia selvaggiamente proprio Gaetano.
La storia procede tra colpi di scena e rivelazioni che non è il caso di raccontare, ma appare chiaro che questa Italia fatta di poliziotti che nascondono il loro desiderio omosessuale dietro il machismo e che frequentano clandestinamente gay e transessuali, di programmi televisivi che sembrano telegiornali di Minzolini, di centri storici delle città che fanno pensare all'Aquila dopo il terremoto, di manifestazioni finite come il G8 di Genova del 2001, di proclami politico-ecclesiastici sulla sacralità della famiglia eterosessuale, non è molto diversa dall'Italia berlusconiana e ratzingeriana in cui viviamo, e che il romanzo non è che la proiezione in un futuro molto prossimo di un presente sempre degradato e inquietante. La narrazione, costruita su due piani narrativi, uno più “poliziesco” ricco di azioni e di dialoghi, l'altro più intimistico, fatto di riflessioni del protagonista, è forse a tratti un po' didascalica, ma incalzante, ricca di suggestioni letterarie e culturali ed esprime bene il disagio dei gay italiani che vedono di giorno in giorno restringersi i propri spazi di libertà e sempre più lontana la possibilità di essere cittadini con gli stessi diritti degli altri."
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