la poesia la si sente o non la si sente, questo è tutto. quando la si sente la si è già sentita, quando non la non si sente non è mai esistita, intendo dire non esisterà mai, in chi non sente.
si scrivono poesie per diversi ragioni irragionevoli, forse l’amore innanzitutto, dio il più delle volte, l’amicizia spesso, oppure le cose per estirparle dalle “cose” in sé.
ma “fare poesia” è non farla. riformulare, ridomandare, ricreare, è “fare poesia”.
e quando una poesia è scritta, detta, pronunciata, non è mai finita, ma continua, nel lettore occasionale, nel poeta che crede viversi, l’uomo sensibile che vuole proiettarsi luce, incendiarsi, sotterrarsi, rifarsi.
in ogni uomo che concede al silenzio la possibilità di essere, perché il silenzio è, la poesia esiste.
e non aspettatevi che una poesia sia chiara. la chiarezza è la scorciatoia degli uomini complicati che vogliono vederci chiaro o degli uomini semplici che vogliono vederci semplice. la chiarezza non ha nulla a che vedere con la poesia.
avete mai domandato chiarezza alla notte?
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