Gli uomini e le imprese
che hanno fatto l’epica del pedale,
da Giovanni Gerbi “Diavolo rosso”
a Damiano Cunego
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Secondo Antonino Cangemi, scrivere poesie sul ciclismo non è difficile, perché il ciclismo è di per sé poesia: “Rispetto a tutti gli altri sport ha uno spirito, una cifra espressiva che si coniuga in modo naturale alla sublimazione letteraria”. Al mondo delle due ruote si sono ispirati - tra gli altri - Gatto, Bevilacqua, Penna, Zavattini, Buzzati, Camilleri. Le firme più illustri del giornalismo italiano hanno seguito il ciclismo: Montanelli, Brera, Vergani, Mura.
Le ragioni ci sono tutte.
Il ciclismo è fatica, e la fatica scava nell’anima. Nel ciclismo la fatalità ha spesso un ruolo determinante. è lo sport dei poveri e degli umili. Si corre in squadra ma si vince da soli. è sfida alla natura, in mezzo alla natura. Scalare l’Izoard o lo Stelvio in bicicletta è di per sé un’impresa, ma ancor più appassionante se a contendersela sono due o più giganti.
Come non accostare i ciclisti agli eroi dell’epica?
I soliloqui del passista è una galleria di ottantacinque personaggi (e imprese) che - in ordine cronologico - racconta l’epopea del ciclismo: da Giovanni Gerbi, il “Diavolo rosso” immortalato da Paolo Conte in una celebre canzone, ai campioni più giovani, nati negli anni Ottanta, Cunego e Contador.
Cangemi ne canta le gesta
in versi uno a uno, come
in un’odierna odissea, ma accompagna anche a ciascun ritratto poetico una scheda biografica del campione, come in un imperdibile annuario.
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