[...] I testi qui raccolti sono stati scritti probabilmente tra il 1997 e il 2001. Il filone dei testi intitolati Inventari però non è ancora concluso. Ne sono rimasti fuori alcuni, allo stato ancora gassoso.
Caduta a Seattle è stata scritta pochi giorni dopo la grande manifestazione del 30 novembre 1999, quando migliaia di persone contestarono la terza Conferenza ministeriale dellOrganizzazione mondiale del commercio. Lo spunto mi è stato fornito da una foto pubblicata da il manifesto. Il tono di questo testo, nato da uno sguardo a distanza, è prevalentemente picaresco. Non ho potuto né voluto scrivere Caduta a Genova, dopo le manifestazioni del 20 luglio 2001, dove Carlo Giuliani è stato ucciso da un carabiniere. Qui lo sguardo è troppo vicino e lorrore così esplicito da sfalsare ogni tono. Questa caduta di uno zanni italiano sotto i colpi di pistola di un carabiniere italiano non può, per ora, divenire emblema né trovare una forma sublimante. I telegiornali hanno mille volte fatto passare avanti e indietro la gip sul corpo disteso, quasi gommificato, di Carlo, e mille volte lo hanno rialzato di nuovo da terra, gli hanno rimesso tra le mani lestintore, cercando, attraverso questa moviola ossessiva, di carpire lorrore dellammazzamento o di esorcizzarlo per sempre. Ma lorrore non si cela nellimmagine. Esso è già penetrato dentro di noi e non si lascerà cancellare facilmente. [...] (dalla Nota di Andrea Inglese)
Inventario delle carni perdute
Carni da squalo al palo della Cuccagna,
al patibolo di salcicce e cinghiari
su trampoli inerpicando, gozzi,
tubi famelici, fauci e proboscidi
in cozzi e rapine, al celeste lardo
salendo, al morso, al sugo saligno
delle entragne, schiuse carni dazzanno,
tuttòfaghe cavità anelanti
al convesso frutto del mondo,
carni audaci, mandibolari
dove siete?
Carni vere, indubitabili
di predatore ominide, in corsa
con mani dal pollice opponibile
a sciabolare lame di selce
nella scia dellorso ferito,
carni di Tarzan, di villoso
yeti delle nevi, di mister
Hyde, schiumante nellorbita
pazza dei bisturi, carni
senza verbo, ululanti e ridenti
nel cerchio di pugilati e copule
senzaltro cielo che il pargolo
digesto, il pasto del vicino,
carni che i conati scuotono
febbrili dal pozzo di viscere
al faro di fantasie, di flebili
pensieri carnivori, fami
fonde di Minotauro: rami
di zanne che non separano losso
dalla polpa, il nocciolo
dal frutto, che non sanno
il crudo e il cotto...
Carni elementari che hanno
innocuo, in sé, il germe umano nudo
e crudo, prima del pomo cognitivo,
del crollo nei torti ritardi del cervello,
prima dei digiuni e delle diete, del cibo
simulacro delle cifre e delle righe,
carni acefale, cannoni descrementi
che serpi di fango restituite
al fango da cui sorgete: vermi
grassi dogni veleno terrestre,
dossidi e acidi, piombo e pece,
carni che interne vi scorticate
di scarti, e scisse vi sparpagliate
in tumuli di feci, carni di buon
selvaggio, rimpiante e desiderate...
Carni dincommensurabile felicità
non tornate, state pure dove siete:
nel mito, nellassioma di fumetto,
nel sogno usurato, a noi le teste
di paglia che a fuoco lento e tanto
fumo vanno restano, per il corto
rogo che ci è dato: il residuo istinto
è nel refuso, nel punto mancante
della i che un correttore zelante
supplisce. (Per dose somma
di lumi, galatei, pedagogie,
spossata è la felicità dei sensi,
ma sillude e sferza con artificio
infebbrata nella giostra di protesi:
con indosso la muta elettronica
il mite cittadino caccia il giaguaro
ruotando casalingo su se stesso.)
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